lunedì 22 ottobre 2007

la grande bugia



Vorrei che qualcuno ogni tanto leggesse un libro. Leggere è distensivo, aiuta i neuroni cerebrali, informa e arricchisce il nostro lessico. Naturalmente una lettura deve interessare, avvincere, divertire e nel panorama generale di editori, scrittori veraci e millantatori, ne possiamo godere di veramente ottime. Lungi da me il voler consigliare pedissequamente i miei gusti in fatto di letture, desidero mettere a disposizione alcuni volumi che ho letto in questi giorni e che ritengo

interessantissimi.





Un libro che avremmo voluto scrivere noi perchè sono cose sussurrate e a volte gridate sullo scandaloso business del fare politica.





La grande bugia - Pansa Giampaolo Continua il lungo racconto, iniziato da Pansa nel 2002 con "I figli dell'Aquila" e proseguito con "Il sangue dei vinti" e "Sconosciuto 1945". Ora il racconto si conclude con "La Grande Bugia". È un testo diverso dai precedenti. Anche qui il lettore troverà nuove testimonianze emerse dal mondo dei fascisti sconfitti. Ma il cuore del libro è un altro, ed è rivolto all'oggi. C'è il diario delle esperienze di Pansa come autore di ricerche sulla guerra interna. C'è la sua risposta alle stroncature più acide. E infine la ricostruzione di vicende accadute ad autori osteggiati da coloro che uno storico, pure avverso ai libri di Pansa, ha definito i Guardiani del Faro Resistenziale.

venerdì 27 luglio 2007

I SOLONI DELLA DEMOCRAZIA



Ancora una volta bisogna sfogarsi contro coloro che pur avendo un potere immenso, cercano di schiacciare le voci che vogliono essere libere da pastoie e dal pensiero potically correct.


Se non la pensi come lor signori, la nomenklatura ti sopporta con fastidio e se può, ti distrugge come farebbe ......


Un esempio eclatante si sta consumando presso l'ARAN (agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni) che motu proprio e con la complicità delle tre sigle più rappresentative, cercano di sbattere fuori coloro che si battono veramente per gli interessi dei lavoratori. E' del 24 luglio scorso il comunicato dell'ARAN che ha sottoscritto l’ ipotesi di contratto quadro con CGIL, CISL, UIL, CONFSAL, UGL, CISAL e COSMED che hanno fissato i criteri per l’individuazione dei sindacati che hanno diritto a sedere ai tavoli della contrattazione collettiva nazionale e alla conseguente fruizione di permessi, aspettative e distacchi. Naturalmente solo i concertativi entrano a far parte della "cupola" le zanzare, meglio sbatterle fuori, non hanno diritto a rappresentare i lavoratori nonostante le numerose adesioni e rappresantività RSU. Si pubblicano, qui di seguito, le denunce del Sindacato GILDA -UNAMS UNA DELLE SIGLE DEGLI INSEGNANTI A PIENO TITOLO PIU' RAPPRESENTATIVE PER SEDERE AL TAVOLO DELLE TRATTATIVE.

DEPOSITATA DIFFIDA ALL’ARAN CONTRO MODIFICA DELLE REGOLE
Una diffida all’Aran che verrà notificata oggi. Comincia così la battaglia della Confederazione Cgu e della Federazione Gilda Unams contro la procedura intrapresa dall’Agenzia per la modifica del Contratto quadro del 1998 che stabilisce le regole di rappresentatività sindacale.
Mancanza dell’atto di indirizzo governativo previsto dal decreto legislativo 165/2001, obbligatorio per avviare ogni procedura negoziale, ed eventuale modifica della distribuzione delle prerogative sindacali, tra cui contrattazione, distacchi, permessi, assemblee nei luoghi di lavoro: questi alcuni dei motivi alla base dell’azione legale attivata dalla Gilda.
Già nei giorni scorsi il coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, Rino Di Meglio, aveva lanciato l’allarme su quello che si configura come un vero e proprio attentato alla libertà sindacale, ricordando che la federazione Gilda Unams, presente da venti anni nel mondo della scuola, ha sempre abbondantemente superato, tra numero di iscritti e voti ottenuti alle elezioni delle Rsu, la soglia del 5% necessaria per la partecipazione alla contrattazione nazionale.
“La modifica che l’Aran intende apportare al contratto – dichiara Di Meglio – rappresenta un tentativo di cambiare le regole del gioco e di fare fuori la Gilda a tavolino. Se la manovra passasse, avrebbe effetti anche retroattivi: se le iscrizioni non sono tutte intestate direttamente alla sigla sindacale che ha concorso alle Rsu – spiega il coordinatore nazionale – non valgono più nulla. Così gli iscritti della Federazione Gilda Unams passano da 47.000 a zero, la Gilda e i suoi alleati perdono la rappresentatività voluta da 60.000 elettori, e i confederali si spartiscono le “spoglie”, cioè distacchi e permessi che prima spettavano alla Gilda. La conseguenza paradossale di tutto ciò – conclude il leader sindacale – è che chi ha perso le elezioni aumenta lo stesso il proprio esercito di burocrati sindacali, a discapito di quanto è stato decretato da libere e democratiche consultazioni elettorali. Se il Governo non interverrà subito, un accordo scellerato tra Cgil, Cisl, Uil e Aran determinerà la costituzione di un monopolio sindacale”.


APPELLO ALLA STAMPA
ACCENDETE I RIFLETTORI SULL’ARAN!
Cari amici giornalisti, abbiamo bisogno di voi. In questa calda estate, mentre mezza Italia è al mare o in montagna a godersi un po’ di riposo, presso l’ARAN si sta consumando un vero e proprio attentato alla libertà sindacale e di associazione, mediante una modifica retroattiva delle regole per il riconoscimento della rappresentatività sindacale ovvero del diritto di poter fare assemblee nei luoghi di lavoro ed aver riconosciute le altre prerogative sindacali.
Se non vi sarà una mobilitazione dell’opinione pubblica che induca il Governo ad intervenire, la prossima settimana, con un accordo tra CGIL, CISL, UIL ed ARAN il tavolo delle regole verrà rovesciato a favore della costituzione di un monopolio sindacale.


domenica 8 luglio 2007

VARATO DA PAPA BENEDETTO XVI IL "MOTU PROPRIO".


La mia soddisfazione per un atto dovuto, non nasce dal contestare "la Messa accessibile in lingua volgare" così come i soliti intellettuali radical chic , con la puzzetta sotto il naso, blatereranno al ritorno della Messa in latino. Detto tra noi


la celebrazione in italiano, comprensibilissima e "accessibile", ha perso il senso dello spazio sacro: sempre più le chiese sono luoghi dove si chiacchiera, si gironzola, si entra come in un museo per guardare le opere d'arte, si applaude come a teatro per sentire un concerto, si partecipa distratti a una festa di nozze.


Si partecipa alla vita "comunitaria" solo per apparire, ci si aggrega ai gruppi per fare "setta" dov'è finita la sacralità del rito?
La messa in latino potrà essere celebrata di nuovo se richiesta dai fedeli.

sabato 30 giugno 2007

















RECITA DI FINE ANNO DELLA CLASSE QUINTA DI PAPARDO.
Imbarcarsi nell'avventura recita di fine corso con 28 alunni è un'idea da pazzi, così diceva il maestro Freni, un musical poi, non se ne parla, chi li fa cantare? chi li fa ballare? Sono 28 pesti, un'impresa destinata a fallire. La maestra Sara Pollino lo pregava , "dai maestro Freciamola, alle canzoni ci penso io, a farli ballare pure". Tutti noi abbiamo cominciato a lisciare il maestro, "vedrai non ti faremo arrabbiare, impareremo tutto e tu sarai contento di noi". Chissà come, chissà perché, si convince. Insieme alla maestra Sara, il maestro sceglie la "Divina commedia" una parodia musicale tutta da ridere.
Dante e Beatrice sono subito scelti, tocca a Lorenzo Barresi parlare fiorentino e alla frizzante cocchina Ylenia Maugeri la parte di Beatrice
(tanto gentile e onesta pare la Donna mia quando altrui saluta...) Virgilio, il grande poeta latino, non poteva che






essere il simpaticissimo Giovanni Buda .




















Dopo tante prove e in soli 20 giorni e all'esaurimento dei nostri pazienti maestri, si arriva al fatidico 8 giugno giorno della "premiere".I maestri in fibrillazione danno gli ultimi consigli e suggerimenti ai piccoli artisti, i quali nella foga di aiutare, creano enorme confusione dietro le quinte. Un urlo del maestro: "Ho dimenticato di scrivere la presentazione a Rebecca"!!. Sudore freddo della maestra Sara. Ma il maestro la tranquillizza, :" Vuoi vedere che quella piccola simpaticona ha fatto da sola?" Infatti è così. Rebecca spunta serafica con la sua cartelletta e dà inizio allo spettacolo.









FOTO GALLERY

MESSINA TRA MITI E LEGGENDE



Punta prima ed estrema della Sicilia, porta dell’Isola, sfogo celeste della perfetta volontà creatrice, dimora di Nettuno, Orione e del gigante Peloro, terra di miti e leggende. Manifestazione limpida e pura di prodigio naturale, liturgia del Cristo e del divino Cosmo. Magia e incontro tra mari di natura differente, divisione e miscuglio di sentimenti, speranze, paure e sogni. Catena montuosa amena e dolce, che degrada dolce e maestosa verso il mare fin dagli albori della sua primordiale e ancestrale storia. Archetipo di celestiale creazione. Miscuglio di sacro e profano di storia e leggende, di culture e religioni, di soprannaturale ed umano, di miracoloso e di effimero. Messina e’ tutto questo e molto altro. DA MASTRONARDO

La storia di Colapesce DA PRESS.SICILIA.IT
Cola o Nicola è di Messina ed è figlio di un pescatore di Punta Faro. Cola ha la grande passione per il mare. Amante anche dei pesci, ributta in mare tutti quelli che il padre pesca in modo da permettere loro di vivere. Maledetto dalla madre esasperata dal suo comportamento, Cola si trasforma in pesce. Il ragazzo, che cambia il suo nome in Colapesce, vive sempre di più in mare e le rare volte che ritorna in terra racconta le meraviglie che vede. Diventa un bravo informatore per i marinai che gli chiedono notizie per evitare le burrasche ed anche un buon corriere visto che riesce a nuotare molto bene. Fu nominato palombaro dal capitano di Messina. La sua fama aumenta di giorno in giorno ed anche il Re di Sicilia Federico II lo vuole conoscere e sperimentarne le capacità. Al loro incontro, il Re getta una coppa d’oro in mare e chiede al ragazzo di riportargliela. Al ritorno Colapesce gli racconta il paesaggio marino che ha visto ed il Re gli regala la coppa. Il Re decide di buttare in mare la sua corona ed il ragazzo impiega due giorni e due notti per trovarla. Al suo ritorno egli racconta al Re d’aver visto che la Sicilia poggia su tre colonne, una solidissima, la seconda danneggiata e la terza scricchiolante a causa di un fuoco magico che non si spegneva. La curiosità del Re aumenta ancora e decide di buttare in acqua un anello per poi chiedere al ragazzo di riportarglielo. Colapesce è titubante, ma decide ugualmente di buttarsi in acqua dicendo alle persone che avessero visto risalire a galla delle lenticchie e l’anello, lui non sarebbe più risalito. Dopo diversi giorni le lenticchie e l’anello che bruciava risalirono a galla ma non il ragazzo, ed il Re capì che il fuoco magico esisteva davvero e che Colapesce era rimasto in fondo al mare per sostenere la colonna corrosa.
La storia di Cariddi
Tale mostro impersona, nell’immaginario collettivo, un vortice formato dalle acque dello stretto. Tale ninfa mitologica greca è figlia di Poseidone e di Gea ed era tormentata da una grande voracità. Giove la scaglia sulla terra insieme ad un fulmine. E’ abituata a bere grandi quantità di acqua che poi ributta in mare Anche in questo caso, come il precedente, il passaggio di Eracle dallo stretto di Messina insieme all’armento di Gerione è provvidenziale: quando essa gli rubò alcuni buoi per divorarli, Giove la colpisce con il fulmine e la ninfa precipita in mare trasformata in un mostro. Il primo a raccontare questo mito fu Omero spiegando che Cariddi si trova di fronte a Scilla. Anche Virgilio parla di Cariddi nel suo poema Eneide.

sabato 27 gennaio 2007



Che cos'è il bullismo?


Se ne parla continuamente in questi ultimi tempi. Il fenomeno è divenuto intollerabile anche per l'impatto crudo che i media , la televisione e internet propinano in tempo reale.


Il bullismo non è in realtà un costume dei nostri giorni è sempre esistito chiamato magari prepotenza, cattiveria, guapperia. Ma quei tipi erano isolati esposti al pubblico lubidrio perchè la mentalità era diversa, la società più sana, moralmente accettabile e più educata ai valori del vivere civile. La prepotenza del singolo veniva rintuzzata dai più intraprendenti e punita sia dai genitori che dai docenti e dalle autorità legali. Oggi, purtroppo, i genitori hanno abdicato al loro ruolo di educatori e come punto di riferimento ed esempi di rettitudine. I docenti sono impotenti, impossibilitati persino al rimprovero se un loro studente riscalda al sedia. Le autorità seguono le leggi permessive di uno stato buonista.


Il termine BULLISMO è la traduzione italiana dell'inglese "bullying" ed è utilizzato per designare un insieme di comportamenti in cui qualcuno ripetutamente fa o dice cose per avere potere su un'altra persona o dominarla. Il termine originario "bullying" include sia i comportamenti del "persecutore" che quelli della "vittima" ponendo al centro dell'attenzione la relazione nel suo insieme.
Spesso non gli si dà molta importanza perché lo si confonde con i normali conflitti fra coetanei, mentre il bullismo è caratterizzato da alcuni fattori:
Intenzione di fare del male e mancanza di compassione :
il "persecutore" trova piacere nell'insultare, nel picchiare o nel cercare di dominare la "vittima" e continua anche quando è evidente che la vittima sta molto male ed è angosciata.
Intensità e durata:
il bullismo continua per un lungo periodo di tempo e la quantità di prepotenze fa diminuire la stima di sé da parte della vittima.
Potere del "bullo":
il bullo ha maggior potere della vittima a causa dell'età, della forza, della grandezza, del genere (ad es. maschio più forte della femmina), o per la sua popolarità nel gruppo di coetanei.
Vulnerabilità della vittima:
la vittima è più sensibile degli altri coetanei alle prese in giro, non sa o non può difendersi adeguatamente ed ha delle caratteristiche fisiche o psicologiche che la rendono più incline alla vittimizzazione.
Mancanza di sostegno:
la vittima si sente isolata ed esposta, spesso ha molta paura di riferire gli episodi di bullismo perché teme rappresaglie e vendette.
Conseguenze:
il danno per l'autostima della vittima si mantiene nel tempo e induce la persona ad un considerevole disinvestimento dalla scuola oppure alcune vittime diventano a loro volta aggressori. (Dott. Oliviero FACCHINETTI)


lunedì 15 gennaio 2007

Ganzirri , un amore impossibile










Vivere nel villaggio più bello della riviera e desiderare l'emigrazione. E' un paradosso per alcuni, ma per me che ho amato e amo questo sito è pura realtà. Non voglio banalizzare le disfunzioni che esistono, siamo a Messina dove la cura dei beni ambientali e culturali sono solo parole per dispute salottiere dei soliti intellettualoidi radical chic con l' erremoscia e il bastardino scacheggiante sul lungolago. Sono invecchiato qui, sperando che le varie amministrazioni decidessero il futuro di questo paese "a vocazione Turistica". Eppure c'è tutto: le colline, i laghi, lo Stretto di Messina. Un paesaggio da mozzare il fiato da invidiare, visitare e vivere. In questi ultimi decenni abbiamo vissuto lo stupro di questi luoghi. Colate di cemento hanno invaso le nostre colline, ville e orripilanti palazzoni punteggiano le colline che si sostituiscono al verde naturale e tutto avviene, udite udite, nella piena e rassegnata assefuazione degli abitanti e nella complicità colpevole degli pseudo ambientalisti locali, buoni solo a conservare e preservare il topo pantegano del lago, la sterpaglia invasiva, i rovi strappapelle. Non mi piace quest'andazzo delle cose!!! Non voglio emigrare, voglio stare qui dove ho vissuto, vivo e morirò spero non di crepacuore. I nostri amministratori vengono a Ganzirri solo perchè è un serbatoio di voti, ci trattano da utili idioti e ci abbandonano nelle mani di quattro leccaculi che promettono piccoli favori e qualche manifestazione fine a sè stessa che non aggiunge niente alla vivibilità del villaggio. Quanti nani si atteggiano a guappi del paese, presenti quando c'è da mostrarsi insieme a Bokassa e ai suoi squinternati maggiordomi, ma assenti nel denunciare i guasti che non ci permettono di vivere civilmente anche se paghiamo le tasse!!!! Se gli amministratori sono sordi, se il comune è assente, PERCHE' DOBBIAMO PAGARE LE TASSE AL COMUNE DI MESSINA?
PERCHE' NON CI LIBERIAMO DA QUESTA PALLA AL PIEDE CHIEDENDO A GRAN VOCE UN COMUNE AUTONOMO DELL' AREA PELORO? PERCHE' NON AMMINISTRARCI DA SOLI SE IL COMUNE DI MESSINA E' INADEMPIENTE?